La scultura del Moro Veneziano come complemento d’arredo è un raffinato oggetto decorativo che affonda le sue radici nell’arte barocca e rococò veneziana, soprattutto tra il XVII e XVIII secolo. Questi oggetti sono noti con il nome di “Moretti Veneziani” e sono tuttora ricercati nel mondo dell’antiquariato e del design d’interni.
Caratteristiche principali del Moro Veneziano come complemento d’arredo
Materiali
Legno intagliato a mano (spesso tiglio o noce)
Dipinto con colori vivaci e dorature a foglia oro
A volte arricchito con pietre dure, specchi o smalti
Aspetto
Figura maschile (più raramente femminile), dalla carnagione scura, spesso idealizzata in modo esotico
Indossa abiti sontuosi di ispirazione orientale o africana, ricchi di dettagli dorati
Porta turbanti, gioielli, vassoi o candelabri
Spesso raffigurato in posizione inginocchiata o con postura di servizio
Funzione
Portavasi
Candelabri a braccio
Tavolini d’appoggio
Colonne decorative
Specchiere con figure laterali
Contesto storico e significato
Nel Settecento, queste sculture decoravano i palazzi nobiliari veneziani come simboli di ricchezza, gusto esotico e apertura ai commerci internazionali. La figura del “moro” veniva vista non tanto in chiave razzista (come si potrebbe fraintendere oggi), ma come rappresentazione idealizzata e fantasiosa dell’Oriente e dell’Africa, all’epoca sinonimi di lusso e mistero.
Oggi: uso e percezione moderna
Nel design contemporaneo:
Si usano come pezzi d’accento in ambienti classici o eclettici
Alcuni arredatori li integrano in spazi moderni per contrasto
Si trovano anche riproduzioni contemporanee in resina o materiali sintetici
Dove trovarli
Antiquari, soprattutto veneziani e milanesi
Aste d’arte (Sotheby’s, Pandolfini, ecc.)
Showroom di interior design di lusso
Gallerie d’antiquariato online



Riflessione critica sulla contestualizzazione contemporanea del “Moro Veneziano”
Il fascino decorativo del Moro Veneziano non può più essere considerato soltanto dal punto di vista estetico o artigianale. Nel contesto culturale odierno, è fondamentale adottare una lettura storicamente consapevole, che riconosca le origini, le implicazioni simboliche e le eventuali ambiguità etiche legate a questi oggetti.
Ma questa non è prerogativa solo dei Mori veneziani, infatti l’antiquariato è pieno di oggetti storici che sono stati simbolo di contesti storici che oggi non potrebbero più far parte della nostra società.
Durante il Settecento, i Moretti erano espressione dell’orientalismo e dell’esotismo europeo: rappresentazioni idealizzate (e stereotipate) dell’“altro”, del diverso, lusso o funzione ornamentale. In molte sculture il moro regge vassoi, candelabri o si inginocchia con fare remissivo: un’iconografia che, se oggi esposta senza il valore storico, artistico, artigianale, estetico, collezionale, può evocare dinamiche di dominazione coloniale e razziale.



Riflessione alternativa: estetica e storia come dialogo, non conflitto
È del tutto legittimo, e anzi fondamentale, riconoscere che un oggetto storico possa essere apprezzato e valorizzato anche (e soprattutto) per la sua valenza estetica, indipendentemente dalle letture critiche contemporanee. Ridurre ogni opera d’arte o di artigianato a un giudizio morale secondo i canoni del presente rischia di appiattire la complessità culturale di epoche passate.
Nel contesto dell’interior design e dell’arredo, la presenza di elementi come i Moretti Veneziani può assumere una funzione molto più articolata di quanto spesso si ammetta:
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Non come affermazione ideologica, ma come testimonianza materiale di una stratificazione di stili, significati e visioni del mondo;
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Come componente di un ambiente che diventa racconto visivo, quasi una “biblioteca storica”, in cui convivono influenze barocche, classiche, orientali, moderne.
L’estetica come valore autonomo
Il valore di un oggetto artistico o artigianale non risiede unicamente nel suo messaggio culturale, ma anche (e in molti casi soprattutto) nella sua composizione formale: nelle linee, nei colori, nei volumi, nei materiali. L’estetica non è un linguaggio subordinato alla storia, ma è una forma di conoscenza e intuizione autonoma.
Un ambiente che accoglie pezzi di epoche diverse non è necessariamente una rievocazione passiva o nostalgica, ma un esercizio di libertà interpretativa. In questa prospettiva, la figura del Moro Veneziano può essere parte di un dialogo tra culture, stili e memorie, senza per forza evocare dominazione o stereotipi.
Riconoscere senza ridurre
La consapevolezza storica, quindi, non dovrebbe diventare un vincolo o una censura, ma piuttosto una lente libera, attraverso cui ciascuno può leggere — o anche non leggere — ciò che ritiene significativo. In questo senso:
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Esporre un Moretto Veneziano in un contesto d’arredo non significa sostenere un’estetica razzista, così come esporre un busto romano non significa sostenere l’impero;
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La contestualizzazione può esserci, ma non è obbligatoria né ideologicamente necessaria in un contesto privato o artistico, dove la lettura è polisemica e soggettiva.
In sintesi
Un’opera decorativa come il Moro Veneziano può (e forse deve) essere considerata nella sua pienezza estetica, storica e simbolica, senza che una sola dimensione ne prevarichi le altre. Farlo non è negare il passato, ma accogliere la sua complessità e inserirla in un presente capace di leggere, comporre e anche trasformare.